MIRFAK (seconda parte)
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Ogni mattina, appena sveglio, scelgo un ricordo per la pedalata dell’andata. E cerco un pensiero, che mi accompagni in quella del ritorno.
I ricordi sono i miei preferiti.
E tra questi, il vissuto più lontano, e segreto, della mia infanzia.
Mi piace, ripercorrere mentalmente quel tempo in questi luoghi. In questi campi, nell’aria immobile del mattino, ci sono odori, colori e rumori che aiutano la memoria. Riaffiorano, intense, immagini sbiadite. E tornano, vivide, lontane emozioni.
A volte, per sbaglio, me lo chiedo.
Cosa sarebbe, la mia vita. Senza i ricordi.
Impensabile.
Solo una triste, continua ripetizione di confortanti ma infruttuose consuetudini.
Movimenti energici, programmati. Rapide e prevedibili mosse preparate, di un macilento copione sempre uguale. Su una scena muta, e silenziosa. Sprofondata nel lento, e quasi inudibile, inesorabile ticchettìo di milioni di istanti. Fugaci e menzogneri.
Su una scena buia, e tetra. Come inabissata, irrimediabilmente, nel ventre capriccioso di un orizzonte frivolo, e impreciso. A tratti abbagliata, ad accecarmi, da un Sole ingannevole e superbo. Che ad ogni alba si accende disinvolto, strappando al cielo il suo mantello scuro. Per poi chinare il capo al tramonto, prima di spegnersi arrossendo; piegandosi, ma con testarda vanagloria, nella sua smentita sconfitta.
Questo, sarebbe. Soltanto questo, la mia povera esistenza.
Invece ho sogni, da vivere mentre dormo. E ricordi, da rievocare mentre vivo.
I ricordi sono qui, nella mia mente. Che respirano leggeri, nella memoria del passato; ed arrancano, con passi faticosi, nel mio insignificante presente.
Cosa sarebbe il mio oggi, senza i ricordi?
Nulla. E mai.
Ma per fortuna, loro ci sono.
A zittire, per un attimo, l’insopportabile ticchettìo.
A bloccare, per un po’, le instancabili lancette.
Loro sì che vincono, sul Tempo.
Pochi minuti, giorni o anni. Soffiano rapidi, nei ricordi; eppure appaiono lenti, così dolcemente scanditi. In un tic.
Emozioni impalpabili, appena sfiorate. Nei ricordi solidificano in curve voluttuose che, sapientemente forgiate, si impossessano di una forma tangibile, perfetta. In un tac.
Ho una sola ricchezza, e sono i miei ricordi.
Il mio passato.
I ricordi sono i miei preferiti.
E tra questi, il vissuto più lontano, e segreto, della mia infanzia.
Mi piace, ripercorrere mentalmente quel tempo in questi luoghi. In questi campi, nell’aria immobile del mattino, ci sono odori, colori e rumori che aiutano la memoria. Riaffiorano, intense, immagini sbiadite. E tornano, vivide, lontane emozioni.
A volte, per sbaglio, me lo chiedo.
Cosa sarebbe, la mia vita. Senza i ricordi.
Impensabile.
Solo una triste, continua ripetizione di confortanti ma infruttuose consuetudini.
Movimenti energici, programmati. Rapide e prevedibili mosse preparate, di un macilento copione sempre uguale. Su una scena muta, e silenziosa. Sprofondata nel lento, e quasi inudibile, inesorabile ticchettìo di milioni di istanti. Fugaci e menzogneri.
Su una scena buia, e tetra. Come inabissata, irrimediabilmente, nel ventre capriccioso di un orizzonte frivolo, e impreciso. A tratti abbagliata, ad accecarmi, da un Sole ingannevole e superbo. Che ad ogni alba si accende disinvolto, strappando al cielo il suo mantello scuro. Per poi chinare il capo al tramonto, prima di spegnersi arrossendo; piegandosi, ma con testarda vanagloria, nella sua smentita sconfitta.
Questo, sarebbe. Soltanto questo, la mia povera esistenza.
Invece ho sogni, da vivere mentre dormo. E ricordi, da rievocare mentre vivo.
I ricordi sono qui, nella mia mente. Che respirano leggeri, nella memoria del passato; ed arrancano, con passi faticosi, nel mio insignificante presente.
Cosa sarebbe il mio oggi, senza i ricordi?
Nulla. E mai.
Ma per fortuna, loro ci sono.
A zittire, per un attimo, l’insopportabile ticchettìo.
A bloccare, per un po’, le instancabili lancette.
Loro sì che vincono, sul Tempo.
Pochi minuti, giorni o anni. Soffiano rapidi, nei ricordi; eppure appaiono lenti, così dolcemente scanditi. In un tic.
Emozioni impalpabili, appena sfiorate. Nei ricordi solidificano in curve voluttuose che, sapientemente forgiate, si impossessano di una forma tangibile, perfetta. In un tac.
Ho una sola ricchezza, e sono i miei ricordi.
Il mio passato.
La mia memoria.
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