Il fascino di “Figli ribelli dell’oscurità – La casa delle bambole”, breve romanzo di Irene Zanetti, inizia dalla copertina tenebrosa e accattivante, e continua pagina dopo pagina fino all’epilogo, in un susseguirsi di capitoli che corrono veloci grazie a una narrazione molto scorrevole, capace di catturare l’attenzione del lettore con un ritmo naturalmente incalzante.
L’ho trovato un bel libro, molto piacevole e senza dubbio intelligente, per l’attualità e l’importanza del tema trattato. Con grande efficacia e senza mai cadere nella trappola della pedanteria, l’autrice affronta a muso duro, pur se in maniera a suo modo “leggera”, un argomento tristemente noto e urgente nella società contemporanea: quello delle insidie nascoste nell’utilizzo indiscriminato e incontrollato della tecnologia e di certi social network, specie in relazione all’impiego da parte di utenti vulnerabili e privi di difese come gli adolescenti.
Penso che Irene abbia trovato un bel modo di trasmettere un messaggio importante, smascherando le brutture dell’umanità e mettendo in guardia il lettore pur senza, bisogna dirlo, generalizzare o demonizzare il mondo; perché, alla fine, “i figli ribelli dell’oscurità credono ancora che la luce possa dissolvere le tenebre”.
Altra cosa apprezzabile, a mio parere, è la capacità dell’autrice di tenere alta la tensione emotiva senza peraltro creare nel lettore quell’ “effetto angoscia” che invece altri libri simili mi hanno trasmesso; questo è dovuto, probabilmente, allo stile semplice e immediato, che rende il romanzo adatto anche a un pubblico giovane, che sicuramente saprà gustarlo come un adulto e forse di più.
L’unico suggerimento che mi sento di dare alla brava Irene, nel caso pensasse a una futura revisione del romanzo, sarebbe quella di soffermarsi un po’ di più sull’epilogo finale, che sinceramente mi ha lasciato qualche dubbio di interpretazione.
Ma forse era proprio questo l’intento dell’autrice!?
Spiazzare il lettore, lasciando la sua curiosità vagamente insoddisfatta...