Caro visitatore,
sono felice che tu sia capitato qui!
Se hai qualche minuto da dedicarmi, fermati a leggere.
Quello che ti propongo oggi è un brano molto bello, profondo e delicato: qualche attimo di riflessione e poesia che a mio parere vale davvero la pena di “INCONTRARE”.
L’autore del testo è Fabio Baldissara, Avvocato e scrittore per passione, per ben due volte finalista al Festival delle Lettere
(questo è il testo selezionato dalla giuria nell’edizione di quest’anno).
(questo è il testo selezionato dalla giuria nell’edizione di quest’anno).
Mentre ti auguro una buona lettura...
ringrazio di cuore Fabio
per aver voluto condividere la sua lettera
con me e con te.
Giovanni Falcone
(Palermo, 18 maggio 1939 - 23 maggio 1992)
Caro Giovanni,
erano un po' di anni che volevo scriverti.
Lo faccio ora, in quanto solo adesso, forse, ne ho la maturità giusta.
Quando te ne sei andato avevo solo tredici anni. Nella mente è ancora vivo il ricordo di quella giornata funesta: i telegiornali con le loro isteriche edizioni straordinarie, l'immagine di quello spaventoso cratere sull'autostrada, gli occhi affranti di mio padre, le parole balbettanti dei politici, quell'incredibile fiume di gente furiosa ai funerali, il pianto disperato dei familiari della scorta.
Un senso tangibile di smarrimento e paura tagliava l'aria. Ancora oggi, al pensiero, un brivido scorre sulla pelle e un magone sembra occludere la gola. La tua tragica fine ha rappresentato un momento focale della mia vita. Per la seconda volta venivo catapultato brutalmente nel mondo dei grandi. Cinque anni addietro era stata la prima volta, quando scoprii che Babbo Natale era il frutto di un inganno perpetrato nei miei confronti dalle persone di cui più mi fidavo: mamma e papà. In quell'occasione fu traumatico apprendere di essere parte di una dimensione in cui non c'era spazio per le favole.
Questa volta mi arrivava un messaggio ancora più orribilmente destabilizzante: non solo in questo mondo esiste il Male – e questo in fondo l'avevo capito - ma il Male può vincere sul Bene … ed a Capaci aveva proprio stravinto.
- Ma come è possibile una cosa del genere? - pensavo atterrito. Non riuscivo a farmene una ragione. Stavo assaggiando il calice amaro dell'ingiustizia. Un uomo come te doveva essere protetto e sostenuto. Non dovevi morire. I tuoi occhi buoni ed il tuo sorriso rassicurante rimasero impressi nella mia mente come su lastra di marmo per tanto e tanto tempo.
Ero diventato adulto. Mi sentivo spaesato, come una conchiglia stremata sulla riva del mare in tempesta. Dopo l'uscita di scena delle favole, era la volta della scoperta della vulnerabilità del Bene che ora non vedevo più come un Principe dai capelli fluenti, adagiato su un cavallo bianco, ma come un diamante scheggiato ed annerito dal tritolo.
La mia vita non fu più la stessa da allora.
Capii che il Bene non è qualcosa di precostituito, ma un neonato che va accudito ed alimentato da ogni uomo nel suo quotidiano. Così come lo era stata la favola di Babbo Natale, nutrita ogni anno dall'amore dei miei genitori che lungi dal volermi ingannare, avevano solo voluto iniettarmi l'incanto del Sogno. Compresi, insomma, il senso di quell'invenzione ed anche il senso del tuo martirio. La tua vita era stata sacrificata sull'altare della giustizia, dell'onestà e della lotta contro il Male e doveva essere riscattata in ogni modo. Dovevo fare qualcosa anche io per difendere l'Umanità.
E mantenni la parola. Oggi, quando guardo la tua fotografia nel mio ufficio, in Procura, sorrido sotto i baffi - che mi sono fatto crescere per rendere omaggio alla tua memoria – ed un compiaciuto senso di fierezza si impadronisce di me, pensando che siamo … colleghi.
A volte, però, mi sento Don Chisciotte che monta il suo Ronzinante contro i mulini a vento. Oggi è dura fare il Magistrato. Si deve lottare contro il Male vestito da Male, contro il Male vestito da Bene e contro chi dovrebbe sostenerti, ma non fa altro che infangarti ed ostacolarti per conservare l'impunità. Nei momenti di scoramento contemplo il tuo viso. Quegli occhi che brillano su uno sfondo di sottile malinconia mi danno la forza e sembrano ricordarmi che un mondo senza mafie è possibile. Io ci credo e non mi arrendo. Forse sono troppo ottimista, ma è l'unico modo per dare un senso alla tua scomparsa.
D'altronde, non ho mai smesso di credere nelle favole. Ogni Natale, a mezzanotte, dopo aver messo i bambini a letto ed aver sistemato con mia moglie i regali sotto l'albero, non ti nascondo che istintivamente, prima di andare a dormire, scruto fuori, nell'oscurità, spostando timidamente la tenda della finestra, nella speranza inconscia di scorgere parcheggiate, lì nel cortile, le renne di Babbo Natale.
Ciao Giovanni.
Con devozione, Tuo Luca.
La parola all’autore:
La considero il mezzo principe per esprimere fedelmente se stessi. È solo quando scrivo che mi sento davvero libero e felice. La scrittura rappresenta un tratto essenziale anche del mio lavoro, considerato che lavoro in uno studio notarile, preparo il concorso per Notaio ed esercito la professione di Avvocato. Utilizzare al meglio le parole è fondamentale nella redazione di un atto notarile e per convincere il giudice. A fatica, ma con successo, riesco a ritagliarmi del tempo per tradurre in storie tutto quello che mi passa per la testa e tutte le esperienze del quotidiano.
Amo narrativa e poesia. “L’arcobaleno - Quando la vita cambia colore” è il mio primo romanzo; “Gocce d’anima” è la mia prima raccolta di poesie.
Amo anche il racconto, per la sua immediatezza e concentrazione. Sono stato finalista, per la categoria “Lettere a tema libero”, del concorso letterario “Festival delle lettere 2011”, tenutosi a Milano – Teatro Dal Verme e per la categoria “Lettera ad un italiano” per il “Festival delle lettere 2012”.
Non disdegno la redazione di articoli. Ho collaborato con una rivista specialistica del settore notarile (“Vita Notarile”) e con una rivista locale di attualità (“Lucano magazine”).
Fondamentale per me è la formazione. Ho partecipato ai corsi di scrittura creativa tenuti dalla scrittrice Antonella Cilento presso il Caffè Letterario “DOLCEAMARO” di Bari.
Naturalmente, sono un accanito lettore. Gli autori che più mi hanno emozionato sono Dante, Dostoevskij, Tolstoj, Oscar Wilde, Luigi Pirandello, Eduardo De Filippo, Marcel Proust, Giuseppe Ungaretti e Gibran. Fra quelli contemporanei citerei Oriana Fallaci, Zafon e Burbery.
Amo anche storiografia, filosofia e saggistica in generale.
Amo anche storiografia, filosofia e saggistica in generale.
Fabio Baldissara