Arrivata all'ultima pagina di un libro, spesso mi capita di pensare (con un pizzico di SANA invidia):
"Che bello, vorrei averlo scritto io!".
E infatti parecchie letture, anche recenti, mi hanno colpita ed entusiasmata. Ma questa ha fatto molto di più.
"Che bello, vorrei averlo scritto io!".
E infatti parecchie letture, anche recenti, mi hanno colpita ed entusiasmata. Ma questa ha fatto molto di più.
Questa lettura mi è entrata dentro, proprio in fondo al cuore, come poche altre hanno saputo fare. La storia di Luca, Mario e Davide è entrata a tutti gli effetti a far parte dei MIEI ricordi!
.
.
Alessandro Soprani (autore parmense, pressapoco mio coetaneo) è un esordiente ancora poco noto, ma che per la sua bravura è riuscito a farsi pubblicare da Mondadori (tanto per sfatare il mito che vuole che Mondadori non sappia riconoscere il talento) e del quale certamente sentiremo ancora molto parlare. La sua narrazione è semplice, leggera e al tempo stesso profonda. Le descrizioni sono accurate, mai pesanti, molto evocative. La ricostruzione di fatti e stati d'animo così realistica e dettagliata da farti dubitare che l'autore li abbia vissuti davvero. L'empatia che si crea coi personaggi talmente vera da farti sentire parte del libro e della storia. L'attenzione è tenuta alta fino alla fine, per un sottile filo di tensione che ti tiene incollato alle pagine e si scioglie, magari con qualche lacrima, solo sul finire.
Insomma un libro davvero speciale, indimenticabile!
Il testo del risguardo di copertina:
"Estate del 1955 sulle colline dell’Appennino parmense: gli echi della guerra non si sono ancora spenti; non sono dimenticati gli odi, ma nemmeno i dubbi e le paure. Si trovano armi nascoste ovunque, e i bambini ascoltano i racconti degli adulti curiosi delle loro storie – scontri, eccidi, tradimenti – così come dei loro silenzi, delle loro reticenze.
Tre ragazzini – Luca, voce narrante, Davide e Mario –, i tre moschettieri, come vengono chiamati, sono i protagonisti di quotidiane avventure: giocano a biglie, ai pirati, alla guerra con mitici Sten di legno di faggio. Giocano, rovistano nei solai in cerca di cimeli, ed esplorano i luoghi proibiti dei partigiani… E proprio durante una di quelle esplorazioni Luca scopre un cadavere: è Delmo, un uomo buono e innocente – lo scemo del villaggio, qualcuno direbbe – al quale i ragazzi, come tutti, volevano bene.
Quando gli indizi sembrano incolpare Giona, un reduce inglese rissoso e ubriacone, Mario, il più maturo, forse perché ha perso la mamma e ha un padre alcolizzato e violento, decide che non si può lasciare impunito l’assassino di Delmo. Bisogna vendicarlo.
Si fa in fretta a passare dal gioco a una terribile realtà, soprattutto se si incontrano delinquenti senza scrupoli. Ma occorre molto coraggio, o incoscienza, quando la linea d’ombra che separa la giovinezza dall’età adulta non attraversa solo il mutare dei sentimenti e delle emozioni, ma si sporca di sangue. Questo è il messaggio chiaro che viene dalla voce addolorata e fiera dell’Italina, splendida figura di vecchia che di quei ragazzi è l’unica confidente, forse perché, custode a sua volta di un antico lacerante segreto, è l’unica che può veramente capirli.
Un esordio delicato e forte, questo di Alessandro Soprani, un romanzo d’avventura e di formazione in cui la Storia e la provincia italiana fanno da sfondo e da protagoniste insieme, con una nostalgia e una potenza che arrivano al cuore."
http://web.me.com/alessandro.soprani/Alessandro_Soprani/Il_libro.html
.