Ho scoperto l'Abruzzo per caso, tre anni fa: un incontro legato alla mia passione per la scrittura, che mi ha portato a Ortucchio (AQ), e da qui a Roseto degli Abruzzi (TE) e a Cologna Spiaggia (e Paese).
E così, per caso, mi sono innamorata del suo mare brillante e delle spiagge spaziose, delle coloratissime "coperte" patchwork distese sulle colline, del profumo fresco e pungente delle pinete lungo la costa, della sua gente.
Ed è sempre per caso, ma ancora in relazione al mio sogno di scrivere, che ho incontrato Anna Maria Colonna, giovane e brava giornalista pugliese (di Altamura), laureata in Filologia moderna all'Università degli Studi di Bari: ci accomuna, oltre alla passione per la scrittura, l'amore per la bellissima terra d'Abruzzo.
Ho subito apprezzato molto Anna Maria, e il suo modo di scrivere.
Il suo stile di comunicazione è fatto di immagini e sensazioni, caratteristica in grado di trasformare anche un reportage in un vero e proprio testo poetico.
Oggi vi propongo un suo brano, e alcune foto, che Anna Maria ha cortesemente accettato di condividere.
Ne approfitto per ringraziarla, e intanto vi consiglio di visitare il suo blog, davvero eclettico e interessante:
http://www.terrenomadi.blogspot.it/
Buona lettura!
Abruzzo, il silenzio
delle solitudini vergini
I silenzi del cielo si rincorrono fra pareti di roccia e
sussulti di neve. Passi che avanzano lenti e curiosi, toccando gocce di
infinito sospese sulla cima. A qualche briciola dalle nuvole, rivoli d’acqua
primaverile danzano la melodia della natura, mentre il vento pettina le chiome
scompigliate degli alberi. L’anima è invasa dai colori imbevuti di sole e di
freddo. Afferra i brividi che sfiorano la pelle quando si arriva quassù, dove
il mondo non è più mondo. L’Abruzzo passeggia lieve fra valli e vette, e tiene
per mano chi lo scruta per la prima volta. La fatica di salire diventa
desiderio di scoprire. Gli occhi cercano sulle curve del monte la tavola
cristallina che abbraccia Scanno. La roccia chiude i pugni per accarezzare i
fiori della bella stagione, dipingendo incantevoli bozzetti di natura. E
l’infinito che regala Rocca Calascio conserva la bellezza genuina di uno
scrigno non ancora aperto. Il sentiero scansa la mano dell’uomo per inoltrarsi
in un paesaggio intatto, dove camminare significa ritrovare se stessi. In
profondità. Sulle altezze bianche dell’inverno. In lontananza, il Gran Sasso
non ha ancora messo il cappello. La «bella addormentata» sonnecchia nel rosa
acceso del tramonto o nella luce dorata delle mattine estive, quando l’unica
melodia che suona le corde dell’aria è l’eco della meraviglia. Le gambe
continuano a percorrere viottoli polverosi e fanno male. Ma il dolore della
lunga camminata è un rito passeggero che fugge, arrossendo, di fronte agli
occhi del cielo. Pozze d’acqua dolce costellano, a tratti, le vallate. Un
gruppo di cavalli si specchia nelle gemme, che sanno di limpidezza genuina. La
distesa non ha orizzonti e il tempo scorre in fretta, pur restando immobile.
Ciottoli bianchi ed erba ingiallita dal sole si contendono il posto sulla
ripida salita e, nel mistero delle solitudini d’alta quota, osservano il
paesaggio circostante. Immensità. Improvvisamente la vetta diventa brulla,
grigia. Vergine nuda in un dipinto di Botticelli. Il Corno Grande, dai suoi
tremila metri d’altezza, chiude gli occhi per respirare la sera che fiorisce. E
quando la notte avvolge con la coperta stellata l’anfiteatro degli appennini
abruzzesi, il mistero non ha più parole per raccontarsi. Tace e scrive nell’aria
storie inedite, fatte di emozioni e di sensazioni che la pelle non può
cancellare. Non più. Me le ritrovo nell’anima, queste montagne. Pregne di
tradizioni e di ricordi. Battono al ritmo della vita che le ha messe al mondo.
Il tocco di un arcobaleno disteso su Pratola Peligna riporta i pensieri alla
realtà. Piovono cascate sulle pietre di San Giovanni, tesoro nascosto dai
sentierini che si inerpicano tra le cime di Bocca di Valle, accoccolata nelle
braccia di Guardiagrele. E il verde della Majella fa il nido agli alberi
secolari del bosco di Sant’Antonio, cornice di Pescocostanzo. Trattengo il
respiro, ma i pensieri sono ormai in corsa nei paesaggi che rivedo. Brividi ad
ogni ritorno. Perché le montagne abruzzesi lasciano il segno. Lo lasciano
dentro. E non ti lasciano più.
Anna Maria Colonna
La Cascata di San Giovanni (Parco Nazionale della Majella) |
Scanno (AQ) |