La vita è il mio viaggio. L'amore ne è meta, bagaglio, percorso.



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martedì 20 maggio 2014

ABRUZZO, TERRA DA AMARE... Raccontata da Anna Maria Colonna.

Ho scoperto l'Abruzzo per caso, tre anni fa: un incontro legato alla mia passione per la scrittura, che mi ha portato a Ortucchio (AQ), e da qui a Roseto degli Abruzzi (TE) e a Cologna Spiaggia (e Paese).
E così, per caso, mi sono innamorata del  suo mare brillante e delle spiagge spaziose, delle coloratissime "coperte" patchwork distese sulle colline, del profumo fresco e pungente delle pinete lungo la costa, della sua gente.
Ed è sempre per caso, ma ancora in relazione al mio sogno di scrivere, che ho incontrato Anna Maria Colonna, giovane e brava giornalista pugliese (di Altamura), laureata in Filologia moderna all'Università degli Studi di Bari: ci accomuna, oltre alla passione per la scrittura, l'amore per la bellissima terra d'Abruzzo.
Ho subito apprezzato molto Anna Maria, e il suo modo di scrivere. 
Il suo stile di comunicazione è fatto di immagini e sensazioni, caratteristica in grado di trasformare anche un reportage in un vero e proprio testo poetico.

Oggi vi propongo un suo brano, e alcune foto, che Anna Maria ha cortesemente accettato di condividere.
Ne approfitto per ringraziarla, e intanto vi consiglio di visitare il suo blog, davvero eclettico e interessante:
                                 http://www.terrenomadi.blogspot.it/

Buona lettura!
Il Gran Sasso

Abruzzo, il silenzio delle solitudini vergini

I silenzi del cielo si rincorrono fra pareti di roccia e sussulti di neve. Passi che avanzano lenti e curiosi, toccando gocce di infinito sospese sulla cima. A qualche briciola dalle nuvole, rivoli d’acqua primaverile danzano la melodia della natura, mentre il vento pettina le chiome scompigliate degli alberi. L’anima è invasa dai colori imbevuti di sole e di freddo. Afferra i brividi che sfiorano la pelle quando si arriva quassù, dove il mondo non è più mondo. L’Abruzzo passeggia lieve fra valli e vette, e tiene per mano chi lo scruta per la prima volta. La fatica di salire diventa desiderio di scoprire. Gli occhi cercano sulle curve del monte la tavola cristallina che abbraccia Scanno. La roccia chiude i pugni per accarezzare i fiori della bella stagione, dipingendo incantevoli bozzetti di natura. E l’infinito che regala Rocca Calascio conserva la bellezza genuina di uno scrigno non ancora aperto. Il sentiero scansa la mano dell’uomo per inoltrarsi in un paesaggio intatto, dove camminare significa ritrovare se stessi. In profondità. Sulle altezze bianche dell’inverno. In lontananza, il Gran Sasso non ha ancora messo il cappello. La «bella addormentata» sonnecchia nel rosa acceso del tramonto o nella luce dorata delle mattine estive, quando l’unica melodia che suona le corde dell’aria è l’eco della meraviglia. Le gambe continuano a percorrere viottoli polverosi e fanno male. Ma il dolore della lunga camminata è un rito passeggero che fugge, arrossendo, di fronte agli occhi del cielo. Pozze d’acqua dolce costellano, a tratti, le vallate. Un gruppo di cavalli si specchia nelle gemme, che sanno di limpidezza genuina. La distesa non ha orizzonti e il tempo scorre in fretta, pur restando immobile. Ciottoli bianchi ed erba ingiallita dal sole si contendono il posto sulla ripida salita e, nel mistero delle solitudini d’alta quota, osservano il paesaggio circostante. Immensità. Improvvisamente la vetta diventa brulla, grigia. Vergine nuda in un dipinto di Botticelli. Il Corno Grande, dai suoi tremila metri d’altezza, chiude gli occhi per respirare la sera che fiorisce. E quando la notte avvolge con la coperta stellata l’anfiteatro degli appennini abruzzesi, il mistero non ha più parole per raccontarsi. Tace e scrive nell’aria storie inedite, fatte di emozioni e di sensazioni che la pelle non può cancellare. Non più. Me le ritrovo nell’anima, queste montagne. Pregne di tradizioni e di ricordi. Battono al ritmo della vita che le ha messe al mondo. Il tocco di un arcobaleno disteso su Pratola Peligna riporta i pensieri alla realtà. Piovono cascate sulle pietre di San Giovanni, tesoro nascosto dai sentierini che si inerpicano tra le cime di Bocca di Valle, accoccolata nelle braccia di Guardiagrele. E il verde della Majella fa il nido agli alberi secolari del bosco di Sant’Antonio, cornice di Pescocostanzo. Trattengo il respiro, ma i pensieri sono ormai in corsa nei paesaggi che rivedo. Brividi ad ogni ritorno. Perché le montagne abruzzesi lasciano il segno. Lo lasciano dentro. E non ti lasciano più.
                                                                                  Anna Maria Colonna

La Cascata di San Giovanni (Parco Nazionale della Majella)

Scanno (AQ)